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Plastico di Arenzano

Nei locali della sede è presente un magnifico plastico realizzato dal compianto socio Francesco Carlini, riproducente il  territorio di Arenzano e del circondario dal mare ai monti, tuttora in attesa di trovare una degna collocazione, dopo essere stato esposto per alcuni anni al Muvita.
L’opera, in compensato di pioppo, è in scala 1:5000 e rappresenta anche tutto il massiccio del Beigua.

Una Meraviglia nascosta
Rassegna stampa

Plastico di Francesco Carlini

Il plastico mostrato sul Lungomare di Arenzano qualche anno fa

Plastico di Arenzano e Cogoleto

Una meraviglia nascosta

 

«Sono un modellista di “antico stampo” e sono amico dei monti di Arenzano da tanto tempo, quando gli “Amici di Arenzano” mi hanno chiesto di fare un plastico che rappresentasse il territorio del comune, non ho saputo sottrarmi all'impresa. Il mestiere mi ha impedito di affrontare il lavoro in modo approssimativo e la conoscenza dei luoghi mi ha aiutato a riprodurli con precisione.

La passione congiunta per il legno e per i monti ha fatto sì che dopo un primo lotto, ce ne sia stato un altro e un altro ancora. Scolpire le forme in scala del massiccio del Beigua è stato come ricrearle per poterle sorvolare come fa il falco pellegrino. Mi auguro che chi guarderà il mio plastico possa provare come me tale emozione».

 

Così l'autore dell'opera, raffigurata nelle foto, descrive come è nata e cosa rappresenta. Il nostro amico Francesco Carlini, per tutti Gigetto, nel 2004 ha raggiunto altre vette, ma ci ha lasciato un meraviglioso ricordo.

 

Si tratta, come vedete, di un plastico in scala 1:5000 di un ampio territorio che oltre al comune di Arenzano ricomprende zone del complesso geomorfologico del monte Beigua recentemente riconosciuto come bene tutelato dall'Unesco. Questa opera è stata realizzata interamente in legno attraverso operazioni esclusivamente manuali. Nasce, come ci dice Gigetto, dalla fortunata congiunzione di un'abilità conquistata in 50 anni di lavoro come modellista di fonderia (mestiere ormai quasi scomparso) e da una doppia passione per la montagna e per le mappe cartografiche che gli permettevano di prefigurarsi le gite sui i monti, di conoscere bene i luoghi e di conseguenza di poterli amare di più.

 

Per realizzare il plastico, come base di partenza conoscitiva, sono state utilizzate le mappe aereofotogrammetriche della Regione Liguria in scala 1:5000. Le carte sono state tutte ricalcate su lucidi per poter essere riportate su un compensato di spessore di 5mm. La struttura di questo compensato fa sì che gli strati di impiallaccio di 1 mm corrispondano a curve di livello di 5 metri. Una volta sovrapposti tutti gli strati corrispondenti alle varie quote, sono stati raccordati gli scalini, modellando con gesti di sgorbia (piccolo scalpello con lama concava a sezione semicircolare), dall’alto verso il basso, in maniera da riprodurre sul legno la medesima azione di erosione che subisce il suolo nella realtà, per effetto del ruscellamento dell’acqua e per l’effetto del vento.

 

L'effetto finale manifesta proprio questa unione di tecnica cartografica e di arte scultorea lignea. L'opera comunica, nel rispetto dell'esatta ubicazione delle forme, l'amore per la nostra Terra.

Una scultura che viene voglia di toccare per sentire sotto le dita la forma di quello che vediamo spesso solo da lontano.

Riconoscere i luoghi, vederli da un altro punto di vista per poter rendersi conto della complessità e della bellezza della forma del nostro territorio: tutti possono vedere i nostri monti come li vede il falco pellegrino quando si lascia trasportare dalle correnti ascensionali sopra i nostri monti.

 

Rassegna stampa:

Articolo su Il Secolo XIX del 9 Febbraio 2016
Articolo su NOI di Dicembre 2016

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